Il diabete mellito è una patologia del metabolismo estremamente comune. Secondo i dati dell’International Diabetes Federation in tutto il mondo oltre 536 milioni di persone sono affette da questa malattia. Gli italiani con diabete sono circa 4,5 milioni; a questi bisogna aggiungere i quasi 1,5 milioni di nostri connazionali che presentano la patologia senza saperlo, in quanto non hanno ancora ricevuto una diagnosi.05 Inoltre il diabete è una condizione che ha un impatto molto elevato sulla quotidianità, ma per fortuna esistono terapie che consentono di convivere con essa.
Il diabete mellito è caratterizzato dalla presenza di un’eccessiva quantità di glucosio nel sangue (iperglicemia).0102 Questo eccesso di glucosio si verifica perché l’organismo non è più in grado di produrre una quantità adeguata di insulina o perché i tessuti del corpo perdono in parte la capacità di utilizzarla correttamente.0102
Ma cos’è l’insulina? Si tratta di un ormone prodotto da cellule specializzate del pancreas, dette cellule beta. La sua funzione (essenziale per la sopravvivenza) è di permettere al glucosio di entrare all’interno di tutte le cellule dell’organismo, dove viene utilizzato per produrre energia.0102
In corrispondenza di ogni pasto nel nostro sangue si osserva un aumento dei livelli di glucosio, derivato dagli alimenti che abbiamo ingerito. Le cellule beta del pancreas reagiscono a questo aumento secernendo un’adeguata quantità di insulina, in modo che le nostre cellule possano assorbire lo zucchero in circolo.
Nelle persone con diabete questo meccanismo non funziona bene e la maggior parte del glucosio rimane nel sangue.0102
Esistono diverse forme di diabete mellito, tutte accomunate dalla presenza di iperglicemia e da un grande impatto sulla vita del paziente e dei suoi familiari, ma con caratteristiche molto diverse tra loro.
Per poter diagnosticare il diabete di tipo 2 è necessario misurare la glicemia a digiuno con un semplice esame del sangue. Se si ottiene un valore superiore o uguale a 126 mg/dl è necessario ripetere l’esame: se il secondo risultato è ancora elevato, il medico richiederà ulteriori esami per confermare una presunta diagnosi di diabete di tipo 2.03 In alternativa è possibile misurare la glicemia post-prandiale, ovvero quella misurata 2 ore dopo l’assunzione di 75 grammi di glucosio. In questo caso la diagnosi è quasi sicuramente confermata se il valore è superiore o uguale a 200 mg/dl in due esami differenti.03
Infine, la diagnosi può essere effettuata anche misurando i livelli di emoglobina glicata nel sangue, che devono essere superiori o uguali a 48 mmol/mol o al 6,5%.03
L’esecuzione di questi esami è fondamentale in caso siano presenti i sintomi del diabete (dimagrimento, frequente necessità di urinare e sete intensa) e nelle persone con caratteristiche che aumentano il rischio di diabete (per esempio il sovrappeso, la sedentarietà, la presenza in famiglia di parenti prossimi con diabete e ipertensione).03
In ogni caso è importante che la diagnosi sia tempestiva, poiché intervenendo precocemente con adeguate terapie è possibile rallentare il peggioramento della malattia e prevenire l’insorgenza delle sue complicanze.03
L’iperglicemia associata al diabete deve essere corretta perché nel lungo periodo può danneggiare il cuore e i vasi sanguigni, i neuroni, la retina e i reni, dando luogo a una serie di patologie potenzialmente gravi che i medici chiamano “complicanze diabetiche”.01
Nelle fasi iniziali della malattia intraprendere un piano di regolare attività fisica o una dieta ipocalorica e sana può prevenire il peggioramento del diabete e normalizzare la glicemia.03
Il ruolo dell’alimentazione come vera e propria terapia per il diabete è sempre più riconosciuto. Le recenti linee guida dell’European Association for the Study of Diabetes (EASD), la principale società scientifica diabetologica del Vecchio Continente, danno indicazioni pratiche sugli alimenti da scegliere e su quelli da evitare se si vuole prevenire e controllare il diabete. Secondo la EASD gli alimenti da preferire sono quelli di origine vegetale, nella loro forma integrale. Via libera quindi a cereali integrali, verdure, frutta, legumi, noci, semi e oli vegetali non tropicali e non idrogenati. Andrebbe ridotto al minimo, invece, il consumo di carni rosse, di insaccati, di sodio, di bevande zuccherate e di cereali raffinati. Sebbene i carboidrati siano spesso considerati un nemico assoluto delle persone con diabete, secondo la EASD questi alimenti non vanno demonizzati. Bisogna di certo evitarne l’eccesso (non devono superare il 70% dell’apporto calorico complessivo), ma senza esagerare: infatti andrebbero evitate anche le diete a basso contenuto di carboidrati (<40%), come quelle chetogeniche.06
Tuttavia, il diabete di tipo 2 è una malattia cronica, che peggiora nel tempo e, a un certo punto del suo corso, richiede quasi sempre una terapia farmacologica.03
Fortunatamente esistono numerosi tipi di farmaci capaci di abbassare i livelli di glucosio nel sangue; il loro utilizzo deve essere personalizzato in base alle caratteristiche della singola persona. È necessario quindi che ogni paziente si rivolga al proprio medico per individuare la terapia e il trattamento farmacologico più adatto al proprio caso.
Nel prossimo futuro sembra che i pazienti con diabete potranno effettuare il trapianto di cellule beta: le loro cellule mal funzionanti saranno sostituite con cellule sane, ripristinando così la capacità dell’organismo di regolare la glicemia.04
Il trapianto di cellule beta da donatori è già stato sperimentato con un certo successo. Tuttavia, perché possa diventare una terapia diffusa occorre risolvere il grande problema del rigetto, ovvero del fatto che il sistema immunitario del paziente riconosce le nuove cellule beta come estranee, le attacca e le distrugge.04
Questo costringerebbe le persone che hanno ricevuto il trapianto ad assumere per tutta la vita una terapia che indebolisce il sistema immunitario (immunosoppressiva): in questo modo, però, aumenta anche il rischio di infezioni e di altre malattie.04
La soluzione a questo problema potrebbe essere la creazione di cellule beta non riconosciute come estranee dal sistema immunitario a partire da cellule staminali. Sono in fase di sperimentazione diverse tecniche per creare cellule beta da cellule staminali. Si va dalla modifica del DNA delle cellule staminali mediante avanzatissime tecniche di editing genetico, all’inclusione delle cellule da trapiantare in membrane biocompatibili che le nascondono al sistema immunitario.04
Bibliografia
International Diabetes Federation. About Diabetes. https://idf.org/aboutdiabetes/what-is-diabetes.html
Istituto Superiore di Sanità. Epicentro: Diabete. https://www.epicentro.iss.it/diabete/
Standard: Standard italiani per la cura del diabete mellito AMD-SID.
Ashe S, et al. Seminars in Nephrology 2023;43(3):151432.
International Diabetes Federation. Diabetes Data Portal. https://diabetesatlas.org/data/en/
The Diabetes and Nutrition Study Group (DNSG) of the European Association for the Study of Diabetes (EASD). Evidence-based European recommendations for the dietary management of diabetes. Diabetologia 2023;66:965-985.