L’emicrania è una malattia complessa e molto diffusa, che colpisce soprattutto le donne in età fertile. Può essere altamente debilitante per chi ne soffre, limitando il lavoro e le attività quotidiane. Tuttavia, i suoi effetti sono spesso sottovalutati da chi non la conosce, perché viene considerata “un semplice mal di testa”, qualcosa che passerà da sé o, al massimo, con un antidolorifico.
Non esiste una cura per l’emicrania o un rimedio immediato per gli attacchi dolorosi, ma sono disponibili molti farmaci che possono essere efficaci per gestire questo disturbo. Esistono farmaci da utilizzare per far passare i singoli episodi di emicrania (trattamento acuto) e farmaci utilizzati per prevenire la comparsa degli attacchi in persone con episodi molto frequenti.01
Poiché esistono moltissimi tipi di emicrania (con aura, senza aura, vestibolare, oculare, addominale, ecc.) la scelta del farmaco più adatto ad ogni paziente può essere molto complessa.02 Per saperne di più sulle possibilità terapeutiche oggi disponibili per il trattamento e la prevenzione dell’emicrania abbiamo parlato con la dottoressa Silvia Favaretto, referente del Centro Regionale Cefalee dell’UOC Clinica Neurologica, Azienda Ospedale-Università di Padova.
Il nostro Centro Cefalee è un punto di riferimento per i pazienti affetti da varie forme di cefalea, in particolare l’emicrania, ma anche per forme più rare e particolari di cefalea. Ogni anno vengono visitati quasi un migliaio di pazienti, inviati dal medico di medicina generale oppure da altri neurologi, soprattutto nei casi di pazienti complessi refrattari alle terapie di primo livello o pazienti fragili con molte comorbidità.
Il paziente viene sottoposto ad accurata anamnesi ed esame neurologico, e per lui viene impostato un percorso diagnostico terapeutico ad hoc che tiene conto delle sue caratteristiche (età, genere, presenza di patologie concomitanti) per identificare la strategia migliore. Non tutti i pazienti sono uguali, e la corretta terapia non può prescindere dalle esigenze individuali. Per esempio, il trattamento della cefalea in una donna in età riproduttiva può essere molto diverso da quello riservato al paziente anziano o a pazienti in età dello sviluppo.
Mi occupo di cefalea da molti anni, e sulla scorta di un’ampia esperienza clinica e di vari corsi di perfezionamento ho potuto toccare con mano l’evoluzione nel tempo della gestione terapeutica di questa condizione. Per un accurato controllo della cefalea non ci si può accontentare di cercare il farmaco “più soddisfacente” per la gestione degli attacchi dolorosi: se gli attacchi presentano una numerosità che supera una certa soglia critica, è doveroso pensare a una strategia di profilassi, cioè una terapia da assumere continuativamente per un periodo variabile, finalizzata a modificare l’andamento della cefalea riducendone il numero di episodi e l’intensità. Questo è molto importante per evitare l’abuso di farmaci “al bisogno” e l’evoluzione verso la cronicizzazione.
L’emicrania è la forma più comune di cefalea disabilitante: negli ultimi anni abbiamo assistito a un vero e proprio “rinascimento” nella gestione di tale condizione. Usciti dall’“età oscura” in cui noi neurologi potevamo avvalerci solo delle tradizionali terapie farmacologiche, gravate spesso da fastidiosi effetti collaterali, possiamo attualmente contare su strategie innovative e ben tollerate come gli anticorpi monoclonali e la tossina botulinica. Tali possibilità aprono nuovi orizzonti di speranza nel paziente per il quale i farmaci tradizionali non sono efficaci, sono controindicati o mal tollerati.
Negli ultimi anni ci si orienta sempre di più verso una gestione “olistica” della cefalea, con attenzione non solo alla prescrizione di farmaci, ma alla possibilità di integrare o in alcuni casi sostituire gli stessi con strategie non farmacologiche, come per esempio la dieta chetogenica, oppure la terapia cognitivo comportamentale, il biofeedback, la mindfulness; tali approcci sono di efficacia scientificamente comprovata nel paziente con emicrania. Per questo motivo nel nostro Centro è importante la collaborazione con figure specialistiche come il dietologo e lo psicologo. Al bisogno, viene coinvolto anche il terapista del dolore per pazienti con esigenze particolari. Non dimentichiamo, inoltre, la figura cardine dell’infermiere, il quale collabora attivamente con il medico nella presa in carico e costruzione di una alleanza terapeutica con il paziente, nella comunicazione con lo stesso e nell’educazione alle terapie, e nella complessa gestione dell’ambulatorio dedicato.
Un caso emblematico dei risultati che è oggi possibile raggiungere anche nelle forme di cefalea più complesse è quello di Antonella (nome di fantasia), una donna di 38 anni, con un figlio di 8, che lavora in un supermercato. Soffre di cefalea da quando era bambina, con un’importante familiarità (anche la madre e la zia ne sono affette).
In età pediatrica, Antonella presentava attacchi sporadici, che passavano spontaneamente con il sonno. Da dopo la pubertà gli attacchi sono diventati più frequenti e intensi e Antonella ha cominciato ad assumere con frequenza analgesici da banco. Gli attacchi di cefalea di Antonella erano associati a nausea, vomito, fastidio per la luce e i rumori, duravano 24-48 ore ed erano seguiti da giorni di profonda stanchezza e sonnolenza. Le impedivano di lavorare e di svolgere le attività quotidiane; la costringevano a chiudersi in camera al buio cercando il silenzio, perché qualsiasi rumore le risultava intollerabile. Poiché il marito era spesso assente per lavoro, per gestire la casa, il figlio e la sua terapia Antonella era costretta a fare affidamento su una vicina di casa, che è diventata per lei una vera caregiver.
La cefalea era un enorme limite per Antonella, che a causa degli attacchi è stata costretta a rinunciare a vacanze, feste, uscite con gli amici, attività sportive e persino al desiderio di avere un secondo figlio.
Spinta dalla vicina di casa Antonella si è finalmente rivolta al medico di medicina generale, che le ha diagnosticato un’emicrania senza aura e le ha prescritto una terapia preventiva da assumere continuativamente per alcuni mesi. Questo primo tentativo non ha avuto successo e anche i farmaci prescritti in seguito ad Antonella sono risultati inefficaci o poco tollerati.
Nel 2022 Antonella è arrivata finalmente nel nostro Centro cefalee per una valutazione neurologica, con poche speranze di poter risolvere il proprio problema. Vista la severità della situazione e i tanti farmaci rivelatisi inefficaci, le abbiamo prescritto una terapia con anticorpi monoclonali anti CGRP. La terapia ha dato ottimi risultati sin dai primi mesi, con assenza di significativi effetti collaterali.
Oggi Antonella presenta circa 2 attacchi al mese, gestibili con la terapia al bisogno. L’attuale terapia le ha permesso di riprendere in mano le redini della propria vita.
Soffri di emicrania? Per ricevere maggiori informazioni e richiedere il parere di un medico su quale possa essere il percorso terapeutico più adeguato, recati presso:
Centri cefalee in Italia SISCFonti
Zobdeh F, et al. Br J Pharmacol. 2021;178(23):4588-4607.
Eigenbrodt AK, et al. Nat Rev Neurol. 2021;17(8):501-514.